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Prendersi cura del neonato naturalmente: cosa mi servirà quando nasce il bambino?

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I nove mesi che precedono la nascita del bambino sono ricchi di preparativi e di ansie, sopratutto nel caso del primo figlio.

A fine gravidanza poi, si accalcano le domande e le paure su come sarà la nostra nuova vita con un neonato che, venendo alla luce, la cambierà per sempre.

Lo immaginiamo piccolo, gracile, indifeso, sentendoci incompetenti. Per quanto si possa avere tanta fiducia nel nostro istinto ed anzi, ad esso alla fine ci si affidi perché altre certezze è chiaro che nessuno ce le può dare, restiamo fino all'ultimo in preda a dubbi di ogni genere su come prenderci cura di una creatura con esigenze completamente diverse dalle nostre.

Si mettono in fila una serie di domande su cosa fare, come farlo, cosa ci servirà ed alla fine stringendo, cosa comprare: su questo ultimo punto vivono e prosperano grazie al marketing, miriadi di prodotti per il baby-care in tutto il mondo.

Intendo allora con questo breve scritto raccontare la mia esperienza personale rispetto a quelli che sono stati i più lieti e delicati eventi della mia vita, la nascita dei miei bambini. Attraverso di questa, spero di fornire una fotografia su ciò che mi è servito e cosa no, magari lasciando così una eredità verso altre donne o genitori che desiderano seguire la traccia dell’esperienza collettiva più che rincorrere prodotti innovativi.

In fondo, è anche attraverso ciò che mettiamo nel cassetto aspettando il lieto evento che possiamo avere un quadro del come cercheremo di procedere e di risolvere le eventuali problematiche che ci si presenteranno e quello che qui propongo è ovviamente un approccio orientato al care naturale ed al Natural Parenting.

 

La nascita

Ecco che appare il piccolino. Sperando sia andato tutto per il meglio, in ogni caso dal momento in cui il piccolo arriva, tutto ciò che davvero necessità è il corpo della madre. Questo aspetto è fortemente trascurato dalla cultura moderna che pensa di sostituire la culla naturale per il neonato, cioè la mamma, con culle in vimini e accessori vari.

Se vogliamo parlare di fisiologia poi, ed oggi sempre più ospedali Amico Del Bambino lo confermano, dobbiamo immaginare il neonato come una creatura che ancora per alcuni mesi (almeno!) è della madre, del suo corpo: è uscito ma non è ancora affatto slegato.

Dalla madre ancora deve trarre nutrimento, calore, protezione nel sonno. Niente di più, esattamente come quando fino a poco prima giaceva internamente al grembo, ora per qualche mese avrà bisogno di giacere il più possibile con la madre, sulla madre, fino a che non giunga l’emancipazione naturale. Per tale ragione in realtà avrebbe bisogno di poco o nulla. Le necessità nascono dal condizionamento culturale, dalla vita moderna che imprime l’obbligo di una separazione prematura.

 

 

Dando per sconato che la madre allatti al seno (non sono più credibili tutte le ragioni che hanno convinto per decenni le donne a rinunciare a questo importante aspetto della cura del neonato) salvo gravi interferenze oggettivamente insormontabili (gravi stati di malattia della madre, gravi condizioni patologiche del neonato), si riducono quindi davvero e di molto i possibili suppellettili indispensabili e come nel mio caso si tratta per lo più di utensili che supportino appunto la relazione fisiologica e quel poco che si deve fare per lavare e risolvere piccoli problemi. Ecco il mio breve elenco:

 

  • Una copertina: quando il bambino esce dalla pancia, si spera che il prima possibile venga posizionato sul petto nudo della madre. A questo punto è comoda una copertina con cui coprirlo, mantenedolo il più possibile nel contatto pelle-a-pelle. Se non la avete poco cambia, l'ospedale ve la fornirà, ma può essere uno tra i pochi vezzi anche utili.
  • Un cappellino: a me è tornato utile con il bimbo nato a marzo, visto che l’aria in ospedale era talvolta fresca. L’unica parte che restava scoperta del bambino era la testa e il cappellino mi è sembrato proteggerlo dall’aria condizionata.
  • Un cambio per ogni giorno di permanenza in ospedale (body, pagliaccetto di stagione, calzini se necessario). La mia prima bambina non rigurgitava mai, 3 cambi sono stati più che sufficienti. Il mio secondo figlio invece era un “vomitatore” di professione. In tre giorni ho dovuto cambiarlo una decina di volte! Non c’era bavaglino che tenesse.
  • Qualche bavaglino (per le ragioni al punto di cui sopra): se il bambino non rigurgita non servono quasi a nulla, altrimenti possono evitare di cambiare continuamente il piccolo che altrimenti ad ogni sbavata puzzerebbe in maniera poco piacevole.
  • La fascia portabebè: già a partire dai primi giorni, anche in ospedale, può risultare preziosa la fascia, grazie alla quale è possibile tenere il bambino a contatto fisiologico molto più tempo che con il solo utilizzo delle braccia e senza troppa fatica. Questo permette al bambino di sentirsi sempre protetto ed alla madre di riposarsi non dovendo sostenere fisicamente il bimbo. Ovviamente è possibile rimandare questa ottima pratica anche ai giorni successivi la dimissione e limitarsi a tenere il bambino accoccolato accanto, rannicchiato sul petto, o semi-sdraiato sulle gambe, tutte posizioni che garantiscono alto contatto tra madre e figlio.
  • I pannolini: questo è un argomento delicato. I pannolini sono necessari, almeno per la vita che si conduce oggigiorno. La maggior parte degli ospedali li mette anche a disposizione, ma solitamente si portano da casa. La domanda è: quali pannolini? E’ evidente che i pannolini usa e getta sono comodi, eppure, sono estremamente inquinanti e non c’è madre che non si ponga la questione di quale Terra consegnerà nelle mani dei figli. I pannolini lavabili o biodegradabili invece, oltre ad essere decisamente più ecologici, sono quasi sempre internamente di cotone e questo offre una migliore garanzia per la pelle del neonato che è tanto più protetta tanto più viene messa a contatto solo di fibre naturali e lavata solo con acqua pulita. Detergenti e pannolini sintetici in genere facilitano la distruzione delle difese naturali della pelle e lo ho imparato anche a spese del mio secondo bambino. Con la prima figlia infatti ho usato solo pannolini lavabili con interno in cotone e non ho mai visto una irritazione. Con il secondo figlio, per carenze organizzative e problemi logistici maggiori della mia forza di volontà, ho dovuto utilizzare i classici "usa e getta". Non riuscivo a farmi carico anche del lavaggio e sciugatura dei pannolini lavabili e gli usa e getta biodegradabili costavano assolutamente troppo per la nostra economia interna.  Manco a dirlo, il bambino ha sviluppato quasi subito una micosi sul sederino (“candida da pannolino”) che lo ha fatto patire parecchio. Scegliere quindi non è facile dovendosi barcamenare tra prezzi ragionevoli, gestione semplice, e benessere del bambino. Certo è che tornando indietro, pur di risparmiare quella brutta esperienza al piccolo, cercherei di utilizzare i lavabili a qualsiasi costo. In ogni caso è raro portarseli addirittura in ospedale e di solito per i primi giorni ci si accontenta di quel che passa il convento.
  • Assorbilatte: ne esistono di tutti i tipi. usa e getta o lavabili, sono delle sfere di materiale assorbente il cui scopo è evitare che la mamma si sporchi di latte i vestiti. La regolazione ottimale della produzione di latte richiede qualche tempo, quindi è frequente che nei primi giorni si verifichino delle perdite sopratutto durante la poppata da parte del seno che non è in corso “d’uso”.
  • Olio di Iperico: questo è il primo Rimedio Naturale che non mancherei di portare con me. Il potere cicatrizzante mi è stato prezioso per curare le “ferite” del parto. La zona in cui mi avevano dato i punti restava sempre umida e quindi sottoposta a continuo stress e faticava a guarire provocandomi un forte dolore. Per fortuna ho provato l’olio di iperico su suggerimento di una ostetrica risolvendo nel giro di poche ore un problema che mi sono invece portata dietro per settimane. E’ fondamentale poi anche in caso di irritazioni da pannolino un po’ più serie, con inizio di macerazione della pelle. Uno strato steso su una garza a contatto con la pelle, aiuta la veloce guarigione isolando dall’umidità acida della pipì.

 

A casa

E poi...finalmente a casa. Il momento delle coccole, quando si inizia a costruire i propri spazi e momenti comuni, la propria vita insieme. Oggi mi doterei di questo piccolo arsenale che tanto ho ringraziato di esistere in questi anni, rendendomi conto di quanti soldi si spendono per prodotti e idee completamente inutili, rincorrendo più la pubblicità che il vero interesse del bambino.

La prima esigenza che si incontra è la cura del moncone omebelicale che non tarderà a cadere, ma che può lo stesso essere veicolo di pericolose infezioni.

La profilassi con un disinfettante delicato e la cura di tenerlo isolato da eventuali fonti microbiche solitamente è più che sufficiente per evitare spiacevoli inconvenienti. E’ per queste ragioni che oggi si evita di lavare il giovanissimo corpicino fino a completa chiusura dell’ombelico stesso. La pelle infatti, ancora coperta dei batteri buoni del canale del parto, si difende senza che sia utile in alcun modo lavarla per diversi giorni e il cordone secca prima e meglio se si evita di bagnarlo. Io ho scelto questa via per entrambi i bambini ed utili mi sono tornati solo questi elementi:

 

  • Garza sterile: ho usato quella già tagliata a quadrati, utile per avvolgere il moncone e per tenerlo isolato dal pannolino
  • Alcol al 70%: mentre per la prima figlia ho curato il moncone senza altro che la garza, mantenendolo isolato e areato, per il secondo figlio da subito ho notato un rigonfiamento che mi ha insospettito tanto da affrettarmi nella disinfezione locale. Ho usato allora questo ottimo disinfettante, un paio di volte al giorno una goccia intorno all’ombelico. Non brucia e sterilizza la parte interessata.
  • Zucchero salicilato: successivamente, anche quando è caduto il moncone, l’ombelico sembrava ancora un po’ “produttivo”. Ho allora mantenuto la parte disinfettata e asciutta grazie a questo zucchero che ha proprietà disinfettanti ed anche cicatrizzanti. Lo zucchero mi è servito anche successivamente, quando i bambini crescendo si sono provocati le prime lacerazioni, perché è davvero ottimo per cicatrizzare.

 

Per quanto riguarda il primo bagnetto, cui ci si avvicina con grande aspettativa ed emozione, io ho atteso appunto la caduta del cordone e mi sono serviti solo:

  • L’ovetto per il bagno: Come quasi tutti, mi ero dotata di fasciatoio con vaschetta per il bagno incorporata che ho usato per lavare la prima bambina, quando ero alle prime armi. Ho però notato un certo disagio da parte di questa ranocchietta che voleva stare ancora arrotolata su se stessa e che invece forzavo a stare sdraiata in uno spazio dove non si sentiva contenuta ed era instabile. Dunque in breve ho optato per l’ovetto, dove la bambina stava decisamente più raccolta e serena e che con il secondo figlio ho dunque usato fin da subito. Bisogna solo avere la cura di guidare la testolina del piccolo mentre lo si lava visto che ancora da soli non la sorreggono e altrimenti gli ciondola da tutte le parti.
  • Amido di riso/amido di mais: come tantissime mamme sono cascata anche io nell’acquisto in farmacia di qualche polverina magica e profumate per il bagnetto, borotalchi e detergenti con ammiccanti confezioni, che non costano neanche poco. In realtà, l’esperienza mi ha aperto gli occhi sulla bontà della pura acqua sul corpo del bambino, il più a lungo possibile. Volendo si può aggiungere un emolliente naturale, l’amido (di riso o di mais) per destinazione alimentare, la cui purezza è davvero garantita e che cosa una sciocchezza in ogni supermercato.
  • Olio di mandorle: un olio neutro, ma perfetto per il piacere di massaggiare il bambino, ed anche in caso di leggeri arrossamenti delle parti a contatto con il pannolino. Fondamentale poi per diluire gli olii essenziali quando servono.
  • Olio Essenziale di Arancio Dolce: l’ho usato per profumare gli ambienti al posto di tante altre schifezze (non esito a definirle così e di cui sono purtroppo pieni i mercati e non solo) per la sua dolcezza e sicurezza. Come olio essenziale non è altro che l’estratto delle bucce di arancia, quindi estremamente delicato e sicuro.

 

Ed eccomi ai Rimedi Naturali che ora in casa non mancano mai perché hanno protetto e curato la mia famiglia da quando i più piccoli sono arrivati.

 

  • Acqua per i lavaggi nasali: chi ha un buon pediatra, scopre ben prima di vedere il figlio intasato che la migliore prevenzione contro i problemi da raffreddamento e ristagno del muco, sono i lavaggi nasali. Tanto vale avere da subito in casa quest’acqua nell’apposito erogatore-spray che garantiscono uno spruzzo delicato e costante.   
  • Olio Essenziale di Origano: quando nacque il mio secondo figlio (dopo poche settimane) mi presi una bronchite molto “bassa”, per la quale il medico mi prescrisse un antibiotico. Mi garantì che non ci sarebbe stata interferenza con l’allattamento del neonato che avevo appena partorito e invece informandomi meglio, scoprii che le indicazioni terapeutiche di quel farmaco raccomandavano la sospensione dell’allattamento per evitare che finisse nel latte e dunque al bambino. Per di più, ho una storia di reazioni allergiche a 2 antibiotici su 3 che ho assunto nella vita e l’idea di rischiare di nuovo, con il bimbo così piccolo mi preoccupava parecchio. La cosa mi disturbò talmente tanto che iniziai a cercare una alternativa valida e meno invasiva, scoprendo questo prezioso alleato. Lo usai su di me ottenendo in poco tempo i polmoni puliti senza farmaci e quando successivamente il piccolo prese a sua volta una bronchite, provai (dopo avere parecchio approfondito il metodo) a supportarlo con aerosol e questo olio, ottenendo anche in questo caso veloce soluzione senza antibiotici. Da allora in casa nostra, sia l’olio essenziale che la piantina di origano non mancano mai, perché le loro versatili potenzialità sono utili talmente spesso da renderli ottimi alleati per salute di tutta la mia famiglia.
  • Olio essenziale di Melaleuca: questo versatile olio mi è servito più volte per trattare piccole e grandi candidosi. In particolare quella ereditata dal pannolino ed un inizio di infestazione da dermatofiti nel bimbo piccolo che era stato a contatto con la nonna la quale l’aveva contratta da gattini nati in strada. Entrambe le cose di sono risolte in pochissimo tempo. L'ho utilizzato anche più di una volta quando la più grande ha iniziato ad avere episodi di otite.
  • Olio essenziale di lavanda: l’ho utilizzato sopratutto per dare una profumazione naturale e delicata all’ambiente ed ai vestiti dei bambini.


Tutto sommato quindi, le esigenze reali cui sono corrisposti utilizzi reali di prodotti risolutivi sono stati davvero pochi, a scapito delle moltissime necessità indotte riferite più al bisogno di fare girare questa economia che al contesto neonatale del bambino, anche se questa è, e resta, solo la mia esperienza.

 

Eva Melodia


Crediti Immagini:

1. "newborn" di Jlhopgood - Alcuni diritti sono riservati

2. "newborn Skin to Skin" di James Theophane - Alcuni diritti sono riservati

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